Privilegi e questioni immorali

Pubblicato il da bastacasta

La destra è ormai senza vergogna. I suoi giornali sono sempre in guerra contro la “casta” mentre i suoi parlamentari votano privilegi e difendono favori indifendibili. Succede al Senato, ma succede anche alla Regione Lazio, dove la giunta Polverini ha fatto approvare una norma che garantisce il vitalizio anche agli assessori non consiglieri eletti e anche ai consiglieri decaduti.
Al Senato la scelta di Pdl e Lega di votare contro una decisione della Corte Costituzionale, dichiarando compatibili le cariche di senatore e sindaco, è stata non solo vergognosa ma ha aperto una seria questione morale e un grave conflitto istituzionale. Per la prima volta nella storia repubblicana ci troviamo di fronte a un doppio regime tra Camera e Senato.

È una sorta di pericoloso bicameralismo imperfetto in base al quale a un deputato è vietato fare il sindaco o il presidente di Provincia mentre al suo collega senatore no. Una situazione anomala che spezza violentemente l’unità costituzionale del Parlamento. Un bel capolavoro costruito dalla santa alleanza Bossi-Berlusconi che resiste nonostante tutto come «sistema di potere» e che in questo modo colpisce il senso di dignità e di correttezza delle istituzioni.

Eppure quella norma è norma di buon senso. E costituisce uno degli elementi di una vera riforma della politica che, a dispetto delle demagogiche campagne contro la casta, poteva introdurre un serio disboscamento della rete di privilegi. Su questo tema (insieme a quello dei doppi stipendi, altro scandalo parlamentare) l’Unità ha condotto nei mesi scorsi una campagna solitaria. La nostra idea, semplice, è che chi viene eletto parlamentare debba fare, seriamente a tempo pieno, il parlamentare. E quindi non può cumulare né due cariche pubbliche e nemmeno continuare a svolgere il lavoro privato. Ci sembravano, e ci sembrano tuttora, correzioni in grado di ridare alla funzione la pienezza e l’importanza che meritano.

Era chiaro sin dall’inizio però che i più fieri oppositori di questa centralità del Parlamento erano proprio quelli che da una parte erano scesi in campo sull’onda dell’antipolitica (non a caso il primo a rompere la regola dell’incompatibilità è stato quasi dieci anni fa Diego Cammarata, sindaco di Palermo e deputato di Forza Italia) e dall’altra i «ribelli della Padania» che tuonano ogni giorno contro Roma ladrona e poi partecipano alla spartizione delle poltrone.

Il vulnus che si è aperto deve essere sanato al più presto. È stato commesso un errore di diritto che va revocato. Come farlo è materia che attiene all’autonomia del Parlamento. L’unica cosa certa è che bisogna riparare a questa scandalosa decisione che mina la credibilità di un’istituzione fondamentale e offende i cittadini presi nella bufera di una crisi durissima.
Allo stesso modo bisogna riparare all’incredibile scelta della giunta del Lazio. Certo, tutta questa vicenda dismostra da che parte stanno quelli che difendono i privilegi veri.

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